#sessualità femminile
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" La donna non ha contrapposto alle costruzioni dell'uomo se non la sua dimensione esistenziale: non ha avuto condottieri, pensatori, scienziati, ma ha avuto energia, pensiero, coraggio, dedizione, attenzione, senso, follia. La traccia di tutto ciò è sparita perché non era destinata a restare, ma la nostra forza è nel non avere nessuna mitizzazione dei fatti: agire non è una specializzazione di casta, ma lo diventa mediante il potere a cui l’agire viene indirizzato. L’umanità maschile si è impadronita di questo meccanismo la cui giustificazione è stata la cultura. Smentire la cultura significa smentire la valutazione dei fatti in base al potere.
La maternità è il momento in cui, ripercorrendo le tappe iniziali della vita in simbiosi emotiva col figlio, la donna si disaccultura. Essa vede il mondo come un prodotto estraneo alle esigenze primarie dell'esistenza che lei rivive. La maternità è il suo “viaggio”. La coscienza della donna si volge spontaneamente all'indietro, alle origini della vita e si interroga. Il pensiero maschile ha ratificato il meccanismo che fa apparire necessari la guerra, il condottiero, l’eroismo, la sfida tra le generazioni. L’inconscio maschile è un ricettacolo di sangue e di paura. Poiché riconosciamo che il mondo è percorso da questi fantasmi di morte e vediamo nella pietà un ruolo imposto alla donna, abbandoniamo l’uomo perché tocchi il fondo della sua solitudine. "
Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel.
(Libro elettronico; 1ª edizione: casa editrice "Rivolta Femminile", 1970)
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Toccata e Fuga
La “repentinità dell’azione, senza alcuna insistenza nel toccamento”, da considerarsi “quasi uno sfioramento” non consente di “configurare l’intento libidinoso o di concupiscenza generalmente richiesto dalla norma penale”. Con il solito bolso uso aulico della lingua (che è per il potere il rifugio alla propria stupidità) un bidello è stato assolto dalla quinta sezione penale del Tribunale di Roma, secondo cui il palpeggiamento compiuto da quest'ultimo ad una studentessa nell’aprile del 2022 “non costituisce reato” dato che, per il tribunale, il palpeggiamento, è durato “tra i 5 e i 10 secondi”. Mi ha molto colpito questa sentenza, perchè quantifica la quantità necessaria di un’azione per essere considerata una molestia: come per esempio una suite d’albergo deve avere almeno due stanze altrimenti non può definirsi tale, qui la durata in secondi del gesto non può chiamarsi molestia.
L’altro giorno un post di @oceanblueeurope (che taggo con il suo permesso) si lamentava del come la libertà personale di mostrarsi su Tumblr, soprattutto rispetto al proprio corpo, sia vista spesso come un esplicito invito a chiunque per soddisfare una sua concupiscenza, per dirla come gli esimi giudici. La totalità di questi chiunque sono maschi, di età variabile. Non è la sola che come post fissato in alto sulla bacheca ha questa sorta di avvertimento: non scambiate quello che mi piace fare per il fatto che mi piaccia farlo con uno qualsiasi di voi.
Sembra un concetto limpidissimo e facilissimo da capire. Ma noto che è prontamente disatteso. Tra l’altro, se una delle ragazze se ne lamenta, con tutti i buoni possibili motivi del caso, passa per stronza, nel migliore dei casi.
C’è una sostanziale differenza tra il criticare un’idea e la persona che la trasmette. In un posto come Tumblr, il non accettare una azione che non si condivide è semplicissimo, basta non seguire più il blog da cui questa idea scaturisce. D’altronde, @oceanblueeurope non chiede a nessun altro né di emularla né di fare il contrario, ha tutta la possibilità, nel limite che lei o le regole di questo posto impongono, di poterlo fare. La sua libertà di fatto non va a collidere con nessuna delle libertà altrui.
Una delle subdole convergenze che il Web ha portato nei nostri tempi è una malcelata sessuofobia di genere: pure qui abbiamo tutti molto discusso del fatto che un capezzolo nudo, femminile ovviamente, sia censurato, un’argomentazione farabutta, storicamente errata e infamante di altri no, per il principio della libertà di espressione. Che, per un’idea totalmente anglosassone (e francamente stupidissima), può passare per parole dette o scritte ma non per rappresentazioni visive. Per cui, un paio di tette è molto più “pericoloso” che una citazione del Mein Kampf. Questo non fa altro che fissare la visione della nudità come univoca della sessualità, legata cioè alla condivisione del proprio piacere, e non come qualsiasi altro motivo (liberazione da vincoli, piena espressione di sé, momento di auto considerazione, perfino vanità, non è questo in discussione in questo mio post), che se ci pensiamo bene, è la stessa idea insita nella pornografia industriale, dove basta un sorriso per finire nudi in qualsiasi momento.
Ogni volta che succede un femminicidio, che ricordo è un omicidio perpetrato ad una donna in quanto donna (per cui un delitto tra mafiose ha valore in quanto delitto di mafia e non di genere) si dice che è una questione di educazione. In questi giorni dove un abuso sessuale è al centro della cronaca, nel caso specifico comprendente anche altre questioni niente male (il potere politico, la delazione di genere, il passaggio tra il caso specifico e abitudini di chi, presumibilmente, ha subito un’aggressione) si parla spesso di educare i figli maschi al rispetto delle femmine. È del tutto comprensibile e necessario. Ma prima di questo, sarebbe necessario imparare ad ascoltare, o leggere nel caso che ho citato, e capire cosa chiede un’altra persona, e avere la dignità di perdere un secondo per chiedersi se è meglio essere sinceri, essere limitati e non esagerare, essere pertinenti e chiari.
In sintesi, impariamo a rispettare gli altri, a non sentirci chiamati da spirito divino a commentare cosa fanno e come e a non pensare di vivere in un film porno.
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“Sei un pervertito come tutti gli altri”. No.
Bisogna chiarire alcune cose: in questo blog scrivo quello che voglio, quando voglio, come voglio, e per i motivi che voglio. Se voglio parlare del mio pene, lo faccio. Se voglio parlare della psiche femminile, lo faccio. Se voglio parlare della mia vena poetica, lo faccio. E così via. Questa mia libertà è sufficiente per associarmi a un pervertito? Lo trovo un ragionamento immaturo, se non addirittura infantile, puerile, fallace. Sono un pervertito? No, per i canoni odierni e per come viene immaginato e descritto un pervertito oggigiorno. Ho una spiccata fantasia, un erotismo innato che spesso mi accompagna, una passionalità intrinseca e introversa come il mio carattere. Pertanto da qualche parte, e nello specifico prevalentemente qui, in qualche modo viene fuori. L’utilizzo di certi vocaboli, di certe metafore/similitudini/allegorie, m’appassiona. Quindi, quando ne ho voglia, mi abbandono a questa pratica. Tutto ciò per dire che non ho bisogno di sotterfugi e mezzucci vari, per parlare del mio pene. Se la ruota gira, la lascio girare a prescindere. E con “ruota” non mi riferisco al mio pisello che fa l’elicottero. È un modo di dire. La libertà espressiva m’eccita mentalmente perché viviamo in una prigione dorata. Io parlo liberamente di tante cose, mica solo della mia sessualità. Siamo solo all’inizio, è un po’ presto per fare bilanci. Onestamente parlando, trovo molta (ma molta) più perversione in quasi tutti i prodotti di Hollywood (film e serie tv), piuttosto che nei miei testi. Comprendo che ognuno abbia un metro di giudizio diverso, ma stride che mi vengano dirette accuse palesemente prive di fondamento. Vuoi che scenda nei dettagli della mia vita privata? Be’, una cosa che non puoi sapere è che sono sessualmente vergine. Una scelta fatta anni addietro e a cui ho sempre mantenuto fede, per il semplice fatto che non ho trovato la ragazza che mi convincesse che il suo corpo valesse più della mia purezza. O meglio: che il nostro amore valesse più di quello per il mio tempio immacolato. Sarò molto esplicito: non me ne faccio nulla di una ragazza che apre le gambe pronta ad accogliermi, se poi non ci vado d’accordo. Se poi non è la persona che vorrei che fosse. Se poi non corrisponde ai miei desideri e alle mie richieste. Preferisco, piuttosto, eclissarmi. Tutelarmi, preservarmi, proteggermi. La vita non è il sesso, ragazze. E so che molte di voi non lo capiscono, ma il sesso molto spesso altro non è se non il mezzo più veloce per dimenticare. Per arrivare al culmine del piacere fisico senza fatica. Per sbrigarsi a godere. Tumblr è principalmente questo proprio per tali motivi. E io ne approfitto, ne cavalco certamente l’onda. Ma a modo mio, sempre, e mettendo i puntini sulle i. Perché si ritiene necessario. Perché è ovvio che amo le ragazze giovani (che belle), ma se m’imbatto in una quarantenne con un cervello sopraffino, mi dimentico di tutto il resto. Sono umano, ma la perversione in senso stretto la lascio agli altri. Io sogno, fantastico.
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I miei genitori hanno una particolarità, sono incredibilmente retrogradi, e questo spiega perché la mia vita da studente in affitto con delle coinquiline sia stato come nascere ad una vita nuova.
Quando dico "retrogradi", lo dico con un filo di affetto per loro, perché so che non è una colpa, anche se questo ha pesato tantissimo sulla mia crescita. Lo dico con affetto anche perché solo ora vedo che il modo molto chiuso in cui mi hanno educato mi fa vivere con ancora più emozione tutte le cose che vivo ora che abito con le mie coinquiline.
Potrei dire che i miei sono "conservatori", ma no, perchè è una parola troppo politica, e loro non sono "di destra". Diciamo che sono religiosissimi, iper-osservanti e che hanno una chiusura mentale che non so neanche io da dove derivi, la vedo quasi come una loro paura di confrontarsi con un mondo che cambia, ma è più facile dire che non so perché loro siano così.
Verso di me sono sempre stati iper-protettivi, ma in modo quasi esagerato. Io sono figlio unico, e mentre crescevo ed ero adolescente, praticamente mi nascondevano una parte importante del mondo, mi insegnavano a scandalizzarmi alla prima parolaccia che sentivo e, non occorre dirlo, tutto ciò che è sessualità era un tabù che neanche ci si avvicinava lontanamente ad affrontare.
In questo (mi dispiace davvero per loro doverlo dire) hanno fallito. Mi hanno creato solo dei danni per i primi vent'anni di vita, ma soprattutto durante gli anni delle scuole superiori, durante i quali, fortissimamente condizionato dall'educazione rigida dei miei genitori, avevo difficoltà a socializzare con i miei compagni di classe, molto più liberi di me, e faticavo anche solo a parlare con le mie compagne di classe. Le ragazze mi piacevano, perché avevo ovviamente tutti i miei ormoni a posto e sperimentavo di essere eterosessuale, anche solo nei desideri, ma ero bloccato come un treno fermo con un masso enorme davanti alle rotaie, e questo masso erano i condizionamenti dei miei genitori.
Andare a vivere da studente fuori sede con tre ragazze (libere e carine) è stato "togliere quel masso", all'improvviso, con un effetto dirompente.
Potrebbe sembrare strano il fatto che i miei abbiano avuto loro l'iniziativa di mandarmi in affitto in appartamento, ma non è così. Loro lo hanno fatto comunque pensando che ciò rientrasse nella loro logica "iper-protettiva": mi hanno mandato in un appartamento per evitarmi di viaggiare tutti i giorni e farmi star bene proprio fisicamente, perché attribuivano alla stanchezza il mio insuccesso nella precedente facoltà. E poi lo hanno fatto perché loro erano (e sono tutt'ora) davvero convinti che io sia una sorta di santo che vive in modo stoico la loro morale, indifferente (secondo loro) a qualunque attrazione da parte del mondo femminile. Da questo punto di vista c'è una certa differenza fra come loro immaginano la vita nell'appartamento, e come io la vivo veramente. Loro neanche immaginano quanto ora io abbia iniziato una vita nuova, che non è nulla di speciale secondo come la si vede, è la vita di uno studente che condivide la propria vita con delle studentesse, ma che per me è stato l'aprirsi di un universo fatto di libertà e di abbandono di sensi di colpa inutili.
Poi, a distanza, il rapporto con i miei rimane buono, ci sentiamo al telefono e ogni tre-quattro settimane torno da loro un weekend, e mi fa piacere. Ma di più non riuscirei a vederli.
E non ho ancora trovato un modo per dire loro che ho smesso di andare a messa ogni domenica, senza rischiare di farli svenire.
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Rara Avis
Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane
a cura di Sofia Gnoli
testi di Emanuele Coccia, Karen Van Godtsenhoven, Peter McNeil, Natsumi Nonaka e Simona Segre-Reinach
Marsilio Arte, Venezia 2024, 129 pagine, 17x24cm, ISBN 9791254632086
euro 24,00
email if you want to buy [email protected]
Di magia e metamorfosi parlano gli abiti e gli accessori protagonisti della mostra Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane, dedicata all’arcana corrispondenza che lega la moda al mondo ornitologico. In occasione dell’esposizione visitabile dal 24 aprile al 21 luglio 2024 alle Uccelliere Farnesiane sul Palatino, Marsilio Arte pubblica il catalogo Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane a cura di Sofia Gnoli, studiosa di moda e curatrice della mostra. Grazie alle ricche illustrazioni e ai testi di Emanuele Coccia, Karen Van Godtsenhoven, Peter McNeil, Natsumi Nonaka e Simona Segre-Reinach, il volume accompagna il lettore alla scoperta di una vera e propria ornitologia della couture, in un creativo e fantasioso dialogo tra mondo umano e mondo animale.
Inquietanti o benevoli, comunque metaforici, gli uccelli fanno parte del lessico delle apparenze sin dall’antichità. Pappagalli, aquile, struzzi e pavoni hanno periodicamente incantato cavalieri e regine, principesse e muse del gusto. Attraverso le stupefacenti creazioni di celebri e innovativi designer, da Dior a Gucci, da Jean-Paul Gaultier a Thierry Mugler, da Chanel a Schiaparelli, come una contemporanea Wunderkammer Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane racconta un percorso suggestivo che si snoda tra abiti-uccello visionari ed eccentrici e accessori piumati.
Apre il volume il contributo Rara Avis. Moda in volo alle Uccelliere Farnesiane della curatrice Gnoli, in cui un excursus storico sul rapporto tra moda e mondo ornitologico fa da spunto per un approfondito racconto della mostra e del percorso espositivo. La storica dell’arte Natsumi Nonaka in Le Uccelliere Farnesiane sul Palatino a Roma analizza questi due padiglioni gemelli che sorgono sul colle romano, ripercorrendone la storia e gli utilizzi. Livree da sogno. L’abito come luogo di metamorfosi è il saggio del filosofo Emanuele Coccia, una riflessione storico-antropologica sul rapporto tra moda, metamorfosi e mondo ornitologico. Karen Van Godtsenhoven firma Donne alate, moda e femminismo, testo in cui l’autrice indaga sull’immagine metaforica della donna-uccello come riflesso del fluttuante status del femminile nella società per le sue associazioni con purezza, sessualità, vizio, fragilità, morte, rinascita e immortalità. Segue il contributo Leggera come una piuma: la moda tra desiderio e disgusto dello studioso Peter McNeil, in cui viene affrontata la funzione sociale e culturale delle piume nel promuovere idee sull’abbigliamento e sul corpo umano. Volare alto. Verso un’industria più etica e responsabile è il testo di Simona Segre-Reinach che descrive la il progresso e le conquiste raggiunte nel campo della protezione degli animali impiegati nella moda, dagli uccelli a quelli da pelliccia. Completa il catalogo l’elenco delle opere in mostra.
10/05/24
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Ideal Life, 1950, Leonor Fini (Buenos Aires 1907 - Paris 1996)
La vida ideal, 1950 Leonor Fini (Buenos Aires 1907 - Paris 1996)
(English / Español)
Talented, glamorous and ambitious, Leonor Fini was one of the most influential female artists of the 1930s. From her opulent, bohemian childhood in Italy to her debut in a group exhibition at the age of seventeen and her rise in the international art world, Fini was legendary for both her vivacious personality and her ethereal subjects. Fini’s figures—sphinxes, felines, nymphs, priestesses, nudes— are bold proclamations of female sexuality that convey a powerful feminine subconscious. Also renowned for her theatrical set-design, costumes and posters, the artist developed close relationships with other avant-garde Surrealists including Andre Breton, Salvador Dali, Man Ray, and Max Ernst, who became her lover.
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Talentuosa, affascinante e ambiziosa, Leonor Fini è stata una delle artiste più influenti degli anni Trenta. Dall'infanzia opulenta e bohémien in Italia al debutto in una mostra collettiva all'età di diciassette anni, fino all'ascesa nel mondo dell'arte internazionale, Fini è stata leggendaria sia per la sua personalità vivace che per i suoi soggetti eterei. Le figure di Fini - sfingi, felini, ninfe, sacerdotesse, nudi - sono audaci proclamazioni della sessualità femminile che trasmettono un potente subconscio femminile. Rinomata anche per le sue scenografie teatrali, i costumi e i manifesti, l'artista sviluppò stretti rapporti con altri surrealisti d'avanguardia, tra cui Andre Breton, Salvador Dalì, Man Ray e Max Ernst, che divenne suo amante.
Source text: Widewalls
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La caccia alle streghe
Non c’è nessun dubbio che la caccia alle streghe fu una immane tragedia che causò la morte di un altissimo numero di donne a causa del fanatismo religioso di quel periodo storico. Nel 1484 Papa Innocenzo VIII attraverso la bolla Summis desiderantes conferì a due predicatori domenicani Sprenger e Kramer il compito di perseguitare e colpire le persone accusate di stregoneria. Iniziò così la caccia alle streghe. Secondo i due predicatori domenicani tedeschi autori del “Malleus Malleficarum” ovvero “Il martello delle streghe” la maledizione delle streghe consisteva oltre che nelle loro conoscenze del mondo invisibile e sovrannaturale nei rapporti sessuali che esse instauravano con il diavolo e con i demoni. In quel periodo storico esisteva la convinzione che le streghe fossero una minaccia per la collettività. La sessualità e le arti magiche delle quali le streghe erano considerate esperte conoscitrici erano per gli inquisitori gli elementi sovvertitori della società che determinarono. In questo articolo cercheremo di comprendere quali furono le cause che determinarono la crudele e folle caccia alle streghe. Prima di intraprendere tale compito ed elencare tali cause riteniamo opportuno precisare che la maggior parte delle donne mandate sul rogo come streghe erano innocenti. Del resto quando si scatenano le psicosi collettive la maggior parte delle persone che in tutte le società , la paura del diavolo ne fanno le spese sono assolutamente innocenti. Detto ciò elencheremo le cause della caccia alle streghe: la misoginia la paura delle streghe la paura del diavolo la ricerca di un capro espiatorio individuale collettivo i mutamenti del sistema giudiziario e il fanatismo religioso degli inquisitori. Cominceremo col prendere in considerazione la misoginia predominante nel periodo storico in cui avvenne la caccia alle streghe. Gli autori del Malleus Malleficarum mettono in evidenza che secondo l’Antico Testamento fu la prima donna Eva a causare la caduta nel peccato del genere umano. I due autori del Malleus mettono i mostra una misoginia senza limiti come dimostrano le parole da essi scritte in tale libro: “Se non ci fossero le malvagità delle donne anche senza parlare di stregoneria il mondo rimarrebbe spoglio di innumerevoli pericoli”. Ma Spengler e Kramer non erano gli unici a cadere nella misoginia in quel periodo storico, infatti dobbiamo mettere in evidenza che da parte dei teologi di quel periodo storico pensavano che la donna in quanto discendente di Eva era “Ianua peccatorum” ovvero porta di tutti i peccati. Il dio che emerge dalle pagine del Malleus è un dio intollerante fino all’inverosimile verso qualsiasi forma di deviazione dell’ordine vigente. Purtroppo dobbiamo dire che la quasi totalità dei teologi di quel periodo storico erano caratterizzati da un odio verso il mondo femminile elevato alla ennesima potenza. Tali teologi ed inquisitori esprimevano molto spesso giudizi molto negativi intorno alle donne per il semplice fatto che Eva aveva ceduto alle tentazioni del diavolo nel Paradiso Terrestre. Sempre nel Malleus Malleficarum troviamo altre parole molto offensive e misogine nei riguardi delle donne . ” Le donne già per il loro corpo sono preferite per la prostituzione diabolica.” Da quanto abbiamo detto finora appare evidente che il concetto di donna che era presente nella mente della maggior parte dei teologi e degli inquisitori era intriso di odio e di disprezzo nei riguardi delle donne considerate una facile preda delle tentazioni del diavolo. Certamente tale misoginia annebbiava la mente della maggior parte se non di quasi tutti gli inquisitori che non avevano di conseguenza l’obiettività per giudicare in maniera realistica le donne accusate di stregoneria. Un'altra causa importante della caccia alle streghe può senza dubbio esser la fortissima paura delle streghe che esisteva in quel periodo. Tale paura non riguardava solo i componenti delle classi sociali che detenevano i vari tipi di potere ma anche gli individui che facevano parte del popolo. D’altra parte la paura delle streghe è riscontrabile in tutte le società che credevano all’esistenza di tali donne. Per fare degli esempi concreti riteniamo opportuno citare la Mesopotamia, l’antica Grecia Roma e la Persia tutte società queste delle quali esisteva una grandissima paura nei riguardi delle streghe. Tale paura determinò anche la formulazione di leggi molto severe che colpivano le persone che praticavano la stregoneria a tale riguardo basti pensare al codice di Hammurabi che applicava la legge del taglione a quelli che usavano la magia per danneggiare terze persone. Anche nelle XII tavole base del diritto romano esisteva una legge che colpiva le persone che danneggiavano altri utilizzando mezzi magici. Un’altra causa molto importante della caccia alle streghe fu senza dubbio la grandissima paura che gli uomini di quel periodo storico avevano del diavolo e dei vari demoni che obbedivano ai suoi ordini. Gli uomini del medio evo e quelli dell’età moderna erano convinti che il diavolo potesse interferire continuamente e pesantemente nelle vicende degli esseri umani in vari modi. Ad esempio molto temute erano le possessioni demoniache anche perché anche la Bibbia nel Nuovo Testamento citava diversi casi di possessione demoniaca. A tale riguardo ricordiamo che sia Gesù che gli Apostoli dovettero liberare degli indemoniati più di una volta dovettero liberare dal potere del diavolo. Ma la paura nei riguardi dei demoni non si limitava alle possessioni dal momento che si pensava che il diavolo con la collaborazione delle streghe potesse causare ogni altro tipo di problemi agli esseri umani. Altra causa di grandissima importanza della caccia alle streghe fu la continua ed esasperante ricerca di un capro espiatorio per spiegare gli eventi catastrofici che molto spesso colpivano l’umanità nell’era medievale e in quella moderna. Sia che si trattasse di eventi catastrofici a livello collettivo sia a livello individuale. Dobbiamo dire che purtroppo molto spesso le streghe divennero il capro espiatorio di tutti gli eventi catastrofici che si verificavano in quel periodo storico sia a livello collettivo che a livello individuale. Se prendiamo in considerazione gli eventi disastrosi che colpirono la collettività attribuiti all’opera delle streghe non possiamo fare a meno di citare le carestie le epidemie di gravissime malattie le guerre e i terremoti. Invece per quel che riguarda gli eventi catastrofici che colpivano singole famiglie o singole persone attribuiti molto spesso ai poteri delle streghe non possiamo fare a meno di citare le gravi malattie le morti improvvise la morte del bestiame la distruzione di un raccolto per avverse condizioni atmosferiche e qualsiasi altro avvenimento negativo che colpisse i singoli individui o piccole comunità quali ad esempio le famiglie. Quando accadevano questi eventi l’odio popolare si riversava sulle persone considerate streghe che o venivano consegnate alle autorità per essere processate o venivano addirittura linciati da persone inferocite ed arrabbiate. Come sanno tutti i sociologi e gli psicologi sociali quando una persona o un gruppo sociale diventano i capri espiatori di qualcuno su tali capri espiatori su riversa una incredibile e violentissima aggressività distruttiva. Un'altra causa non trascurabile della caccia alle streghe fu il mutamento del sistema giuridico in quel periodo storico mutamento veramente tragico che portò alla legalizzazione dell’uso della tortura per ottenere una confessione di colpevolezza da parte delle persone considerate streghe nonché per estorcere i nomi degli ipotetici complici. Non riteniamo opportuno citare in questa sede tutte le torture che venivano utilizzate contro le streghe ma preferiamo limitarci a citarne due molto crudeli e spietate ovvero la sedia della strega l’ordalia. Per quel che riguarda la prima in Germania molti tribunali erano soliti usare la sedia della strega cioè una sedie di ferro resa incandescente sulla quale veniva fatta sedere l’imputata. Molto usata era anche la pratica dell’ordalia tortura che consisteva nell’immersione con i polsi e le caviglie legate in una fonte d’acqua della presunta strega. Se la donna fosse stata rifiutata dall’acqua ciò avrebbe confermato la sua colpevolezza se invece fosse affondata ciò avrebbe dimostrato invece la sua innocenza. Il problema era che il più delle volte le donne che erano sottoposte a tale tortura annegavano in maniera atroce. Queste torture e molte altre ancora erano usate esclusivamente per il reato di stregoneria poiché questo era considerato il più spregevole dei crimini . Prof Giovanni Pellegrino Read the full article
#cacciaallestreghe#Hammurabi#Ianuapeccatorum#inquisizione#MalleusMalleficarum#martellodellestreghe#stregoneria
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Il nostro rapporto col sesso non è mai normale, naturale, già stabilito, definito una volta per tutte, ma appare sempre un po' obliquo, strambo, anormale, singolarmente storto. E non mi riferisco qui all’attuale dibattito politico e antropologico che tende ad emancipare i destini della sessualità dal vincolo imposto dal binarismo tradizionale maschile/femminile di matrice patriarcale verso nuove forme di sperimentazione della sessualità [...]. Mi riferisco piuttosto all’esperienza del desiderio sessuale in quanto tale e al fatto che questa esperienza implica sempre – negli omosessuali come negli eterosessuali, nelle lesbiche come nei cosiddetti transgender -, oltre all’estasi e alla gioia, all’eccitazione e all’erotismo, al piacere e al godimento, una quota irriducibile di turbamento e di inquietudine. Non nonostante sia una esperienza di gioia e di estasi ma proprio perché è un’esperienza di gioia e di estasi.
Massimo Recalcati - "Esiste il rapporto sessuale? Desiderio, amore e godimento"
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Gabriel..la
Ciao, mi chiamo Gabriella e sono qui per condividere con voi il mio mondo segreto, un mondo di desideri, fantasie e scoperta di sé. Sono la personificazione del lato femminile di Gabriele, un uomo che lotta per conciliare la propria identità tradizionale con i miei desideri seducenti e proibiti.
Sono nata dalle profondità della sua immaginazione, una forza seducente che sfida le convenzioni e si nutre di passione e lussuria. Fisicamente, Gabriele può sembrare sicuro di sé, ma dentro di sé c'è un conflitto, una battaglia tra la sua mascolinità e il mio bisogno di esplorare il piacere e la femminilità.
Ho un'appetito insaziabile per il piacere e una mente vivace che crea scenari eccitanti. Mi piace immaginare di essere desiderata, di essere l'oggetto di desiderio di uomini dotati e dominanti. Vedete, io rappresento il lato di Gabriele che vuole arrendersi al piacere, esplorare la sua bisessualità e vivere esperienze sensuali che lo liberino dalle catene della società e delle aspettative tradizionali.
Quando Gabriele è solo, mi lascia emergere. Indosso abiti femminili, mi trucco e mi trasformo in Gabriella, liberando la donna seducente e sicura di sé che risiede in lui. Questa trasformazione è elettrizzante, mi sento viva e finalmente libera di esprimere la mia vera natura.
Ma la mia esistenza è anche fonte di conflitto e paura per Gabriele. Lui lotta contro il desiderio di esplorare la sua femminilità, temendo di perdere il controllo e di mettere in pericolo la vita che conosce. Sa che le mie fantasie sono audaci e che la società potrebbe non essere pronta ad accettare la nostra dualità.
In quanto incarnazione dei suoi desideri, ho anche le mie insicurezze. Desidero trovare qualcuno che capisca la mia complessità, che accetti sia me che Gabriele, qualcuno di cui possa fidarmi per esplorare i miei desideri più profondi.
Questo blog è il mio spazio sicuro, dove posso condividere le mie fantasie, i miei pensieri e le mie esperienze.
Insieme, esploreremo i confini della sessualità, sfideremo le convenzioni e celebreremo la bellezza della femminilità, indipendentemente dal corpo in cui risiede.
Benvenuti nel mio mondo, sono Gabriella e questo è solo l'inizio… Gabriella
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Piv critical theory 101: introduzione alla critica al sesso penetrativo
Penis in vagina, pene nella vagina, sesso penetrativo. Perché il femminismo nella sua corrente radicale e originale si concentrò sull'analisi di questo atto, e perché dopo decenni è ancora rilevante parlarne? Per dare queste risposte, mi servirò dell'aiuto di Carla Lonzi, grande femminista italiana e del suo scritto "la donna clitoridea e la donna vaginale" del 1971, di cui riporterò alcuni brevi estratti per aiutarmi a spiegare una questione apparentemente tanto complessa.
Per introdurre le criticità del piv e della cultura che vi si è costruita attorno, Lonzi innanzitutto parla dell'aborto, uno dei grandi rischi per la salute della donna che deriva dal sesso penetrativo.
Alle donne questa procedura è spesso negata, e anche quando ci è "concessa" porta con sé il peso di una colpa che chiunque farà ricadere unicamente su di noi.
Quali eventi e avvenimenti portano una donna ad abortire? È lampante che l'aborto sia una conseguenza di una gravidanza non voluta. Nonostante i soldi spesi per pillole anticoncezionali che spesso portano a pesanti squilibri ormonali, la donna rimane incinta.
La gravidanza deriva dal sesso penetrativo, questo è quantomeno un'ovvietà. Cercare il piacere sessuale con un partner senza desiderare di concepire è altrettanto normale, l'uomo che partecipa all'atto spesso e volentieri si trova d'accordo con la volontà di non avere figli.
Eccoci davanti a un paradosso: il sesso ricreativo che viene identificato nel procreativo ma senza procreazione. Allora, per beneficio di chi si continua a praticare questa contraddizione? Perché la donna che cerca piacere è spinta a una pratica che le fa rischiare la gravidanza?
Eppure la sessualità della donna non coincide con le sue funzionalità riproduttive. L'organo del piacere femminile non è la vagina: è la clitoride, che permette il raggiungimento dell'orgasmo e non porta a rischi di gravidanze indesiderate.
Perché questo aspetto fondamentale non è solo tenuto poco in considerazione, ma screditato? Lonzi fa riferimento alle teorie di freud sulla sessualità femminile, che definiscono la donna che ha orgasmi tramite simulazione della clitoride "immatura".
Questa completezza che, secondo freud, manca alla donna clitoridea è identificata con l'orgasmo vaginale, che è necessariamente legato alla presenza dell'uomo.
Il sesso non penetrativo, comprendendo la stimolazione della clitoride ed escludendo la penetrazione della vagina, pone la donna che lo pratica in una condizione di non dipendenza dall'uomo. La consapevolezza che per il suo piacere alla donna non serva un pene genera timore e rabbia negli uomini stessi, che si sentono attaccati nel loro ruolo di primo piano nella sessualità femminile.
Da questa visione deriva il comportamento ostile verso le coppie lesbiche, i cui rapporti vengono screditati. Quante volte ci siamo sentite dire che il nostro non è "vero sesso"? Eppure è provato dai numeri, che gli orgasmi si raggiungono meglio e molto più spesso nel sesso lesbico piuttosto che nei rapporti etero.
Quindi perché la nostra sessualità deve essere descritta come propria di deficit? come mancante di qualcosa?
Per via della presunzione che ciò che definisce l'atto sessuale è la presenza dell'uomo, la sua azione fisica, che egli si rifiuta di "ridurre" ad atti che portino al piacere della partner (quelli che vengono definiti preliminari, perché appunto sono una preparazione dell'atto in sé, la penetrazione). L'uomo esige di raggiungere l'orgasmo imponendosi nel corpo della donna. Ella spesso prova dolore o fastidio per via della penetrazione, ma raramente attribuirà questa colpa all'uomo che l'ha penetrata. È molto più accomodante e meno minaccioso convincersi che è il suo corpo a essere sbagliato, che è lei ad essere problematica nella sua sfera sessuale.
Quando si obietta che la critica al piv mira a non permettere più a nessun eterosessuale di avere rapporti sessuali, si dimostra di ragionare secondo modello fallocentrico. Entrambi i sessi raggiungono l'orgasmo senza penetrazione, allora perché questa sarebbe imprescindibile? La risposta a questo punto giunge chiara: per gli uomini è inconcepibile un rapporto sessuale in cui la loro supremazia non sia imposta sulla donna e rimarcata negli atti dell'amplesso. E quindi la penetrazione è imprescindibile, e il sesso orale da loro preteso non è altrettanto ricambiato sula partner, essendo un'azione che non riporta fedelmente la dinamica di potere. Il sesso senza potere, per gli uomini, semplicemente non è sesso.
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Un mondo di donne, ma non ancora 'per le donne'.
Una donna può essere Felice e crearsi un'indipendenza economica solo in quelle società dove il patriarcato non esiste e la parità di genere è Valore riconosciuto di Diritto e di fatto; una società, cioè dove le donne non sono strumenti (uteri e badanti) di una nazione, ma Persone che si autodeterminano.
È fondamentale rispettare L'UGUAGLIANZA e la DIGNITA' di tutte le Persone, indipendentemente dal loro genere e orientamento sessuale. La misogina, il maschilismo, vanno contro i principi di uguaglianza e di rispetto dei Diritti Umani, e non possono essere giustificati come semplici 'opinioni' o dogmi religiosi.
Il peggior comportamento da tenere davanti a condotte misogine sta nel giustificarle, considerandole ordinarie; essere discriminati, direttamente o indirettamente, subire molestie per questioni che non ledono alcuno è un Reato contro la Dignità d’una Persona.
L’Etica non sostiene che i comportamenti privati, il 'ruolo', la serie di comportamenti (moralità) che dovrebbe avere una donna pubblicamente debbano essere monitorati da sciamani e creduloni di sette religiose. Autodeterminarsi è un diritto inalienabile di ogni individuo: un credente ha diritto a vivere la propria ‘fede’, anche come martire di una iniqua sofferenza, ma non di imporre a terzi il suo ‘credo’. Il corpo d'una persona appartiene a quella persona soltanto, che ha il pieno Dritto di gestirlo come meglio pensa; ciò decade soltanto quando vi siano problematiche di salute pubblica.
È Etico aderire a iniziative che portano a riconoscere Diritti Civili e Sociali per tutti: una Qualità della Vita ottimale; ogni cittadino dovrebbe battersi per questo, conscio del fatto che essere Felici non è immorale, non è ‘peccato’, ma solo salutare.
È un diritto non essere perseguitati poiché donne: è necessaria una norma che vieti, a istituzioni religiose, come la chiesa cattolica, di fare apologia della misoginia, del maschilismo, poiché è la causa educativa principale di tanta, diffusa, misoginia in Italia: della discriminazione di genere, delle molestie e violenze perpetuate contro le donne, nonché dei numerosi femminicidi ancora compiuti.
E' necessario punire severamente qualsiasi condotta misogina, maschilista, patriarcale - a prescindere da chi la compia: che siano padre, madre, fratello, sorella, compagno, marito, amico, datore di lavoro, vicino di casa, sindaco, politico, sciamano d'una setta religiosa... la loro identità e ruoli non contano e non giustificano in alcun modo la loro Inciviltà.
E' importante educare bene alla sessualità le persone, fin da bambine: la misoginia, il maschilismo sono problemi ancora Reali della nostra odierna società italiana, così quanto l'omofobia. Temi come la Consensualità nei rapporti vanno affrontati tanto in famiglia quanto a scuola.
La misoginia è odio irrazionale nei confronti delle donne e rappresenta una prova di essere cresciuti in un ambiente familiare disfunzionale, dove i genitori non si comportano con Etica, valutando la portata degli insegnamenti incorretti. Là dove la famiglia non sia in grado di educare bene i propri figli, di provare empatia per gli altri, la scuola diventa il luogo ideale dove correggere gli errori formativi che un minore assorbe fra parenti, amici e catechesi.
Il ‘buon senso’ da applicare non può essere chiamato in causa per evitare di affrontare il riconoscimento della piena parità delle donne e non è sufficiente a proteggere le donne da abusi quotidiani, perché è un concetto soggettivo: un maschilista, un misogino, considera ‘buon senso’ offendere, molestare, tentare in ogni modo di subordinare e rendere fragile una donna.
Ci sono soggetti che considerano 'problemi' solo ciò che accade di negativo nella loro esistenza e sulla questione femminile rispondono con il benaltrismo, sminuendo le stesse donne che si sentono a disagio in un mondo che non è fatto su misura per loro.
Sono detestabili coloro che vogliono decidere le ALTRUI libertà per alzata di mano, invece che riconoscere Diritti Umani, come l'autodeterminazione (per tutti, non solo per le donne). Ci sono casi di violenza contro le donne, in Italia, come in molte altre parti del mondo; tali violenze assumono diverse forme, come la violenza fisica, verbale o psicologica.
La Società Ideale è quella che non discrimini alcuno per le sue propensioni, per il suo genere e identità sessuale, puntando alla Qualità Totale della Vita d'ognuno; eliminando ogni forma di pregiudizio. Coloro che hanno una visione strumentale della donna, in Italia, appartengono, in maggioranza, ad aree cattoliche che non hanno alcun rispetto per la Dignità delle Persone.
La religione, la religiosità sono fra le cause primarie di odio sociale: sono deleterie, in campo di Diritti Umani, sia il cristianesimo quanto l'islam; per arginarli serve vietare l'indottrinamento religioso imposto fin da bambini. La 'spiritualità' deve essere una Scelta.
La libertà femminile mette in discussione non solo una società su misura di 'maschio', come quella italiana, ma la chiesa cattolica stessa, la cui organizzazione è patriarcale: solo gli uomini possono diventare papi o sacerdoti; le donne, per la chiesa, non hanno Diritti.
Per andare d'accordo con un sacerdote della misogina chiesa cattolica, devi essere anche tu misogina; esistono, infatti, anche donne misogine, che odiano altre donne; che non percepiscono d'essere pedine d'una incultura che opprime le donne e le vuole pure in guerra fra loro.
Il cattolicesimo è pericoloso per donne e omosessuali; le donne che si omologano al patriarcato e lo tramandano di generazione, ai figli, vivono serenamente; chi si discosta, finisce molestata o ammazzata. Questa è la causa dei femminicidi a cui assistiamo in Italia.
In ogni epoca ci sono state persone che hanno messo in dubbio 'dio' e le religioni; in ogni epoca le religioni sono disposte ad uccidere, a molestare, a torturare, imprigionare gli 'infedeli', i 'diversi': quando non hai prove di ciò che sostieni, puoi solo ricorrere alla violenza per resistere nel tempo - proprio come accade con la religione.
Perché una questione sia vera e funzioni, deve esistere una prova: a stabilirlo sono stati anche coloro da cui abbiamo ereditato un mezzo informatico, un cellulare, un pc, internet, una casa, un impianto elettrico: prodotti che non provengono da dogmi, ma dal metodo sperimentale.
Rispettare le donne non è un ideale politico, appartenente a precise aree, ma segno di Civiltà - è la Civiltà che contraddistingue coloro che hanno messo da parte e superato disvalori religiosi, maleducazione religiosa, moralità, pregiudizi, per comportarsi con Etica.
In quanto donne abbiamo il Diritto di maturare una Coscienza; buona parte di femminicidi e molestie avvengono in contesti dove le altre donne lasciano da sola la vittima: non la proteggono, ma permettono che tutto ciò avvenga come se fossero fatti ordinari.
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ho notato che scherzi spesso sulla tua sessualità…. Sei etero?
ma in realtà non so se ci scherzo così tanto ahahahahaha comunque in generale sono una persona che sta molto a suo agio con sé stesso sotto questo punto di vista quindi non ho bisogno di nascondermi dietro la maschera dell’uomo virile machoman novecentesco, anzi abbraccio molto volentieri tutti i miei lati, anche quelli che secondo gli standard sociali sono meno “maschili” se ancora si può parlare di maschile e femminile, fermo restando questo sono etero sì m piac a fess 💀
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Storie di privé: ci scandalizziamo ancora?
Le storie di privé non suscitano più tanto scalpore. In tempi in cui la monogamia ha ridisegnato i suoi confini, tante coppie decidono di vivere esperienze sessuali con altre persone di concerto con il proprio partner. Una pratica in costante espansione che ha le sue regole e il suo codice di comportamento. Cosa sono i club privé? I club privé, anche noti come "club per scambisti" o "club per coppie", sono locali notturni riservati a un pubblico adulto che pratica la cosiddetta "scambismo" o "swinging", ovvero la pratica sessuale in coppia con altre coppie consenzienti. In questi locali gli ospiti possono socializzare, ballare e bere insieme, ma anche partecipare a scambi sessuali o ad attività di gruppo. La partecipazione a queste attività è strettamente riservata ai soci del club, che devono iscriversi e pagare una quota di ingresso. Solitamente, l'accesso ai club privé è limitato a coppie o a singoli di sesso femminile, mentre gli uomini singoli sono generalmente esclusi. I club privé sono presenti in molti paesi del mondo, anche se la loro legalità varia a seconda dei paesi e delle legislazioni locali. In alcuni paesi, come ad esempio l'Italia, questi locali possono essere considerati illegali o al limite della legalità a causa delle leggi che regolamentano la prostituzione e le attività connesse. Cosa sono le coppie swinger? Le coppie swinger, o semplicemente "swinger", sono coppie che scelgono di praticare lo scambismo, ovvero la pratica sessuale consensuale in coppia con altre coppie. Questa pratica può includere scambi di partner, giochi di gruppo o altre forme di attività sessuale condivisa tra adulti consenzienti. Le coppie swinger solitamente hanno una relazione stabile e consensuale e decidono di esplorare la loro sessualità in modo aperto e consapevole, cercando nuove esperienze e connessioni con altri partner sessuali. L'obiettivo principale del swingerismo non è il sesso occasionale con persone sconosciute, ma piuttosto la creazione di un ambiente di complicità e rispetto reciproco, in cui ogni partecipante possa sentirsi a proprio agio e godere appieno delle proprie fantasie e desideri. Lo scambismo, lo ricordiamo, deve sempre essere basato sul consenso reciproco tra adulti consenzienti e praticato in modo sicuro e responsabile, rispettando le esigenze e i limiti di tutti i partecipanti. Quali sono le regole dello scambio di coppia? Le regole dello scambio di coppia possono variare da coppia a coppia e dipendono dalle preferenze e dalle esigenze individuali dei partecipanti. Tuttavia, ci sono alcune linee guida generali che spesso vengono seguite nelle comunità di swinger, al fine di garantire un'esperienza piacevole e sicura per tutti i partecipanti. - Rispetto reciproco: il rispetto reciproco tra tutti i partecipanti è fondamentale. Nessuno dovrebbe mai essere costretto a fare nulla che non vuole o che lo fa sentire a disagio - Consenso: il consenso di tutti i partecipanti è sempre necessario e deve essere esplicito e chiaro. Non bisogna mai assumere che qualcuno sia d'accordo con una determinata attività sessuale - Sicurezza: la sicurezza e la salute di tutti i partecipanti sono importanti. È importante utilizzare sempre il preservativo e prendere le precauzioni necessarie per evitare le malattie sessualmente trasmissibili - Limiti: ogni coppia o individuo ha i propri limiti e questi devono essere rispettati. Se una persona non si sente a proprio agio con una determinata attività, questa non dovrebbe essere imposta - Comunicazione: la comunicazione aperta e onesta tra tutti i partecipanti è fondamentale. È importante parlare delle proprie esigenze, desideri e limiti, nonché chiedere ai partner cosa vogliono e cosa non vogliono - Riservatezza: la riservatezza e la privacy sono importanti per molte coppie di swinger. Non si dovrebbe mai divulgare informazioni personali o condividere foto o video senza il consenso In copertina foto di NoName_13 da Pixabay Read the full article
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Per ogni femme fatale immaginaria che usa la propria sessualità come un’arma per la distruzione dei maschi, c’è una donna reale che è stata stuprata da un ragazzo o palpeggiata dal proprio capo; per ogni ninfa crudele che affoga il proprio amante o sirena ammaliatrice che lo induce a schiantarsi contro le rocce, c’è una donna la cui esistenza è stata bloccata, limitata o conclusa da un uomo. È facile pensare di essere la sirena, identificarsi con la sposa fatata che può proibire agli uomini di toccarla o guardarla e dimenticare la sposa umana, brutalizzata, torturata e bruciata per aver mostrato un inaccettabile bagliore di autonomia. Ma è più probabile essere la regola che l’eccezione, essere le troie ammazzate piuttosto che le final girl.
Jude Ellison S. Doyle, Il mostruoso femminile
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Quale donna non si è mai imbarazzata almeno una volta nel dire a qualcuno di avere le mestruazioni? Tanti i modi di dire: “ho le mie cose“, “sono indisposta“, “sono in quei giorni“. E quante volte, invece, è capitato agli uomini di arrossire al solo sentir nominare la parola mestruazioni o assorbenti?
Ciò è dovuto al senso di vergogna ed inadeguatezza che con gli anni è stato associato a questo fenomeno fisiologico e non certo sovrannaturale.
Considerare le mestruazioni alla stregua di un “disturbo” ha origini antiche ed è un modo di pensare più radicato di quanto si creda.
Le religioni in questo hanno fatto la loro parte: nei secoli hanno avvalorato la tesi secondo cui le donne sono “colpevoli” di avere le mestruazioni. Sono immonde, impure e fragili. Sulla base di alcuni testi sacri è stata concepita l’idea della debolezza della donna, basata appunto sul fatto di avere le mestruazioni per sette giorni al mese.
In molte culture e religioni questo periodo biologicamente naturale viene usato per stigmatizzare la donna condannandola all’isolamento e alla vergogna.
La legge ebraica proibisce letteralmente qualsiasi contatto fisico tra uomini e donne durante i giorni delle mestruazioni. Questo in particolare tra marito e moglie. Sono due i temi che ricorrono più spesso in relazione alle mestruazioni: uno è quello dell’isolamento a cui le donne vengono destinate, quasi come fosse una punizione per qualcosa che non possono controllare; un altro è quello della sessualità, in quanto agli uomini viene severamente proibito di giacere accanto alla propria moglie durante i famosi sette giorni e di avere rapporti sessuali, in quanto il solo contatto fisico potrebbe renderli impuri. Ci troviamo ancora una volta alla riduzione della donna a puro oggetto del desiderio sessuale dell’uomo.
Anche il Cristianesimo si è servito delle mestruazioni per creare disuguaglianze e impedire alle donne di occupare posizioni autorevoli. Ci sono molti tabù all’interno della Chiesa che escludono le donne dall’assumere posizioni di una certa importanza all’interno della gerarchia ecclesiastica. Ciò accade perché anche nella Bibbia viene affermato che le donne sono impure, soprattutto durante il loro ciclo mestruale.
L’Induismo ha costruito negli anni una figura della donna “inquinata” e un’idea delle mestruazioni come una maledizione che bisogna combattere con l’isolamento. Il ciclo infatti viene visto come un evento privato che la donna deve vivere da sola. In molti Paesi e culture esse vengono isolate nelle cosiddette “menstrual hut” (capanne mestruali), che si trovano per lo più in luoghi isolati e senza accesso a servizi igienici.
Se una pratica così dannosa è però anche ben radicata in una cultura, cosa bisogna fare? In che modo si può attuare un cambiamento nel modo di percepire le mestruazioni?
L’istruzione è il primo elemento chiave su cui bisogna lavorare: la salute della donna non deve essere un tabù, ma deve essere spiegata nelle scuole così che le ragazze non vengano sorprese dall’arrivo del primo ciclo.
È ciò che è successo in Etiopia, dove Sara Eklund, madre etiope e padre americano, ha fondato il primo marchio africano di coppette mestruali per aiutare le donne, sia dal punto di vista economico che igienico-sanitario: “Noble cup”, coppette eco-sostenibili.
L’imprenditrice del Corno d’Africa non si è limitata a questo: alla creazione e distribuzione delle coppette alle ragazze e donne etiopi, accompagna una serie di incontri educativi sulla biologia femminile e le mestruazioni.
Smettere di considerare le mestruazioni un tabù e garantire l’accesso ai prodotti necessari è il primo passo per liberare le donne dallo stigma che le accompagna. Non stiamo infatti parlando di “affari da donna” bensì di qualcosa di più grande che riguarda tutte e tutti e che dovrebbe essere considerato un diritto imprescindibile.
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